foresta Francia Selvicultura

Gli effetti negativi del cambiamento climatico si abbattono anche sugli alberi, compromettendone la dormienza invernale e anticipando il risveglio primaverile, riducendone crescita e produttività, facendo diventare le piante più suscettibili a malattie e agli stress ambientali.

Gli alberi, dunque, sono delle antenne dai ricettori sensibilissimi che captano variazioni dell’ambiente circostante come, ad esempio, percentuale di umidità, acqua, temperatura, stagione dell’anno; tutti fattori che influiscono sulla stato di salute dell’intero eco-sistema.

Lo conferma il Rapporto TRACE (Tree monitoring to support climate Adaptation and mitigation through PEFC Certification) redatto dal Segretario generale del PEFC Italia, Antonio Brunori, basato su un monitoraggio durato quasi 800 giorni all’interno della foresta umbra di Piegaro.

Condotto nell’ambito del progetto scientifico TRACE e promosso dal Gruppo Margaritelli e da PEFC Italia con la collaborazione scientifica della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC); questa iniziativa, unica in Italia, si unisce ad altre simili del CMCC in Cina, Russia e Spagna, ha permesso di conoscere lo stato di salute delle piante attraverso un’attenta osservazione effettuata direttamente nella foresta.

Lo scopo di questo progetto nel bosco certificato per la Gestione Forestale Sostenibile, avvalorato dal doppio protocollo PEFC e FSC, è quello di avere gli strumenti adeguati per misurare la capacità di reazione dei boschi in tempi di emergenza climatica, di monitoraggio degli ecosistemi forestali e quindi per migliorare la qualità della gestione forestale.

Il bosco tra Città della Pieve e Piegaro, di proprietà della famiglia Margaritelli, ha ospitato negli anni numerose iniziative dedicate all’innovazione, all’ambiente e alla formazione sulla cultura del legno, diventando un vero e proprio “laboratorio a cielo aperto” (in questo caso per una sperimentazione tecnologica all’avanguardia basata sull’Internet of things).

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I primi dati sulla salute della foresta – presentati in occasione della giornata nazionale degli alberi – sono stati raccolti grazie ai “Tree-Talker”, innovativi sensori installati direttamente sui tronchi, capaci di trasmettere ogni ora e via internet utilissime informazioni (incrociate con le condizioni meteorologiche locali) sulle quantità d’acqua assorbita dalle piante, sulla qualità e sul colore del fogliame, informando quindi sullo stato di debolezza derivante dalla presenza di malattie all’interno degli organismi vegetali.

foresta dall'alto Piegaro Umbria
Foresta vista dall’alto | Piegaro Umbria

Dall’ottobre del 2018 ad oggi, le osservazioni hanno permesso di accertare un anticipo nella ripresa vegetativa degli alberi che ha causato una germogliazione anticipata e un ritardo nella senescenza autunnale. Si tratta di una reazione direttamente collegata al cambiamento climatico, in particolare al riscaldamento globale, che ha già aumentato la possibilità di caduta dei fiori, la relativa scarsa produzione nell’anno e la maturazione dei frutti di numerosissime piante.

A Piegaro, nello specifico, la temperatura è aumentata di ben 1.64 gradi rispetto a cinquanta anni fa e a causa degli inverni insolitamente caldi, gli alberi non riescono a incamerare quell’indispensabile fabbisogno minimo di freddo che gli permette di risvegliarsi completamente dal letargo invernale. Tutto ciò non incide soltanto sulla salute delle piante e sulla resistenza alle malattie ma anche sulla loro capacità produttiva.

Alcuni alberi, come il pino nero e la douglasia, hanno infatti prolungato la loro fase attiva fotosintetica invernale, mentre il cerro e il ciliegio, anch’essi presenti nella foresta della famiglia Margaritelli, hanno presentato i sintomi di una crescita più lenta (a causa della prolungata siccità estiva), e una perdita delle foglie molto ritardata rispetto alla norma.

Le piante monitorate a Piegaro, nel complesso, hanno allungato la propria stagione vegetativa di circa 20 giorni. Una delle conseguenze più drammatiche del riscaldamento globale, da questo punto di vista, sarà il cambiamento nella distribuzione geografica delle piante, specialmente nel lungo periodo.

Questo monitoraggio vuole essere un ulteriore campanello d’allarme, un messaggio rivolto a tutti, non solo alla comunità scientifica. Emerge infatti da un’analisi sull’emergenza climatica delle città europee, che la temperatura media nei comuni italiani è cresciuta in media di 2,2°C nel giro di cinquant’anni, con un aumento che ha toccato picchi di oltre 4°C in alcune aree del paese (3,4° a Milano, 3,6° a Roma).

Continueremo ad ascoltare la voce degli “alberi parlanti”, l’unica che può guidarci fuori da questa emergenza, che sembra assomigliare sempre più ad una patologia cronicizzata.

Grazie alla collaborazione con Antonio Brunori – Segretario Generale PEFC Italia


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