Elogio della rilettura, Gustav T. Fechner: Nanna o L’anima delle piante. Recensione
“È ben più difficile trattare il limite in modo impercettibile, lasciando che il genio naturale si esprima al suo meglio, che non intervenire con violenza sull’insieme vivente al fine di far emergere unicamente il gesto finale dell’architettura”. (Gilles Clément)
Nanna, sposa del Dio della Luce Balder, divinità della mitologia nordica, è la dea del mondo dei fiori e Gustav Theodor Fechner (1801-1887) la rende paladina della sua concezione mistico-religiosa (profondamente religiosa) basata sul pensiero dell’animazione universale della natura (panpsichismo), argomentata in questo saggio del 1848 (anche questa una piccola rivoluzione): “Le piante, insieme con gli uomini e gli animali, costituirebbero un contrapposto alle pietre, alle onde, alle correnti d’aria, le quali nulla conoscono e sentono”. Il più grande naturalista e geografo della sua epoca Alexander Von Humboldt stava contemporaneamente lavorando sulla Naturgemälde, Unità della Natura (nell’immagine in alto).
L’autore, professore di fisica prima che filosofo, si pone una originale domanda fondamentale: quale sia, cioè, il fatto decisivo che giustifichi il salto dal regno inanimato a quello animato: “Se molti respingono l’anima delle piante, io devo invece esigerla precisamente perché ritengo che senza di essa rimarrebbe nella natura un vuoto gigantesco” e aggiunge: “Perché non ci dovrebbero essere, oltre le anime che camminano, gridano, mangiano, anche anime che silenziosamente fioriscono e spandono odori e appagano la loro sete nell’assorbimento della rugiada, i loro impulsi nello spingere in fuori le gemme e le loro brame nella ricerca della luce?”
Perché se in nome della razionalità neghiamo il pensiero che le piante possano avere un’anima, nella poesia noi utilizziamo metafore che presuppongono invece l’animazione delle piante? (ne abbiamo scritto su One in occasione della → recensione della raccolta “La poesia degli alberi” di Mino Petazzini).
In una nota in chiusura del testo, il curatore Giampiero Moretti scrive: “Al radicamento al suolo come ‘condanna’ visibile della pianta ad uno spaziotempo circoscritto e limitato, Fechner affianca la libertà assoluta, incondizionata dal legame affettivo verso ciò che la pianta genera, un infinito sentire senza oggetto che fa della pianta una sorta di modello di creatura ‘angelicata’… Tale assenza di confini supera e travolge tutte le obiezioni di mera passività che, a partire da Aristotele, sono state comunemente rivolte alla vita vegetativa per sminuirne l’importanza”.
Senza mai dimenticare il loro sconfinato altruismo: in fondo le piante si nutrono degli uomini e degli animali, ovvero dell’anidride carbonica da loro prodotta, trasformandola in vitalissimo ossigeno. Ma attenzione: le piante non possono difendersi da sole e solo il nostro rispetto, la nostra cura, la nostra consapevolezza può dare soluzione alla mancata conoscenza della loro straordinaria, generosa, incalcolabile importanza.
TWITTA:
Gustav T. Fechner
Nanna o L’anima delle piante
Adelphi, 2008
pp. 141
ISBN 9788845923364
Recensione di Danilo Premoli – Office Observer
Leggi anche le recensioni:
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Gianluca Burgio: Della porta. Indagine su un oggetto ordinario
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Nanna, sposa del Dio della Luce Balder, divinità della mitologia nordica, è la dea del mondo dei fiori e Gustav Theodor Fechner (1801-1887) la rende paladina della sua concezione mistico-religiosa (profondamente religiosa) basata sul pensiero dell’animazione universale della natura (panpsichismo), argomentata in questo saggio del 1848 (anche questa una piccola rivoluzione): “Le piante, insieme con gli uomini e gli animali, costituirebbero un contrapposto alle pietre, alle onde, alle correnti d’aria, le quali nulla conoscono e sentono”. Il più grande naturalista e geografo della sua epoca Alexander Von Humboldt stava contemporaneamente lavorando sulla Naturgemälde, Unità della Natura (nell’immagine in alto).
L’autore, professore di fisica prima che filosofo, si pone una originale domanda fondamentale: quale sia, cioè, il fatto decisivo che giustifichi il salto dal regno inanimato a quello animato: “Se molti respingono l’anima delle piante, io devo invece esigerla precisamente perché ritengo che senza di essa rimarrebbe nella natura un vuoto gigantesco” e aggiunge: “Perché non ci dovrebbero essere, oltre le anime che camminano, gridano, mangiano, anche anime che silenziosamente fioriscono e spandono odori e appagano la loro sete nell’assorbimento della rugiada, i loro impulsi nello spingere in fuori le gemme e le loro brame nella ricerca della luce?”
Perché se in nome della razionalità neghiamo il pensiero che le piante possano avere un’anima, nella poesia noi utilizziamo metafore che presuppongono invece l’animazione delle piante? (ne abbiamo scritto su One in occasione della → recensione della raccolta “La poesia degli alberi” di Mino Petazzini).
In una nota in chiusura del testo, il curatore Giampiero Moretti scrive: “Al radicamento al suolo come ‘condanna’ visibile della pianta ad uno spaziotempo circoscritto e limitato, Fechner affianca la libertà assoluta, incondizionata dal legame affettivo verso ciò che la pianta genera, un infinito sentire senza oggetto che fa della pianta una sorta di modello di creatura ‘angelicata’… Tale assenza di confini supera e travolge tutte le obiezioni di mera passività che, a partire da Aristotele, sono state comunemente rivolte alla vita vegetativa per sminuirne l’importanza”.
Senza mai dimenticare il loro sconfinato altruismo: in fondo le piante si nutrono degli uomini e degli animali, ovvero dell’anidride carbonica da loro prodotta, trasformandola in vitalissimo ossigeno. Ma attenzione: le piante non possono difendersi da sole e solo il nostro rispetto, la nostra cura, la nostra consapevolezza può dare soluzione alla mancata conoscenza della loro straordinaria, generosa, incalcolabile importanza.
Gustav T. Fechner
Nanna o L’anima delle piante
Adelphi, 2008
pp. 141
ISBN 9788845923364
Recensione di Danilo Premoli – Office Observer
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